Complimenti, signora Moratti!
Anzi, signora Brichetto - perché si vergogna tanto del suo cognome? ha forse qualcosa da nascondere?
Verso la fine dell'anno scorso, lei aveva riempito la piazza Bottini di manifesti in cui si gloriava di avere regalato ai milanesi il sottopasso per la stazione della metropolitana. Ora, a parte il trascurabile fatto che per regalare qualcosa bisognerebbe prima averla posseduta, mentre quel sottopasso i milanesi se l'erano già profumatamente pagato (e avevano dovuto aspettare un anno più del previsto per averlo), e l'altrettanto trascurabile fatto che tutta l'operazione è stata fatta molto male, ieri mi sono soffermato ad osservare lo stato di manutenzione di questa nuova struttura.
Per non rovinare il pranzo ai miei due lettori, allego solo due fotografie delle rastrelliere su cui vanno parcheggiate le biciclette. Eccole:
Commenti, non ne servono certo. Quando lei sostiene che la sonora bastonatura che i milanesi hanno dato il primo turno è di natura politica, ha certamente ragione. Ma non la sfiora il sospetto che una parte almeno degli elettori sia anche disgustata, ripeto DISGUSTATA dalla penosa, dilettantesca amministrazione che lei ha fornito alla città durante questi anni? Crede che la gente non abbia visto le voragini aperte per i parcheggi non finiti, gli onnipresenti graffiti, la sporcizia e l'incuria che hanno fatto di Milano una delle peggiori grandi città italiane? Crede che la gente non si sia accorta della corruzione galoppante che la sua amministrazione certamente non ha osteggiato, dei servizi pubblici fermi ad almeno 10 anni fa, della totale mancanza di iniziative per favorire il benessere e la cultura dei cittadini? E, soprattutto, crede che gli elettori non si siano accorti che mentre lei teneva a Milano ferma in un immobilismo devastante, le altre città andavano avanti? Provi ad andare a Torino, tanto per fare un esempio. Mentre lei cianciava di sicurezza e di extracomunitari, la città andava in rovina. E adesso, giustamente, gli elettori vogliono che anche lei scompaia nell'oblio a cui la storia l'ha destinata.
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